Poche cose hanno sempre eccitato sentimenti così contrastanti. A chi le riscuote un desiderio spasmodico di trovarne di nuove e di aumentare le vecchie mentre a chi le deve pagare fa sorgere raffinatissime idee utili ad evitare l’esborso.

In passato sono stati escogitati progetti fiscali ragionevoli, talvolta astuti ma altre volte grotteschi. Si pensi al caso dell’imperatore Vespasiano che tassò la minzione.

La nascita dei tributi deve essere stata contemporanea a quella dello stato perché gli uni senza l’altro non hanno modo di esistere mentre nessuno stato può sopravvivere senza tasse.

Si può immaginare che i primi tributi siano nati prima del denaro ma l’introduzione della moneta deve essere risultata utilissima anche in campo fiscale consentendo di rendere le tasse più facilmente determinabili e più agevolmente riscuotibili.

Oggi il sistema tributario è costituito da una ragnatela di norme raffinate e supportate da una dottrina consolidata anche in relazione al suo continuo divenire.

Nel tempo infatti, all’originale ragione d’essere del tributo relativa al finanziamento dello stato, si sono aggiunte altre finalità funzionali alla politica economica ma anche al perseguimento di obiettivi politici più generali.

Si pensi alla “carbon tax” finalizzata a contenere l’inquinamento o alla “minimun tax” immaginata per contenere le diffuse manovre elusive dei grandi gruppi economici.

Sul lato opposto si sono da sempre creati fronti ostili all’introduzione di nuovi tributi o di strumenti per rendere possibile l’incasso di quelli esistenti. Basti pensare alla vigorosa lotta della nobiltà contro i progetti di realizzare il catasto dei terreni da parte dei sovrani.

Il cumulo, la varietà e la complessità dei tributi va aumentando ma mano che le competenze dello stato si fanno più estese senza contare che lo sviluppo di tecnologie e metodi organizzativi procede a velocità crescente imponendo adeguamenti fiscali.

Un famoso economista, Padoa Schioppa, disse che pagare le tasse è bello attirandosi gli indignati sberleffi di molti ma forse lui pensava a quello che con le tasse si può ottenere.

Ad esempio non pago i due giorni d’ospedale che mi sono fatto per quella antipatica colica renale oppure non sono stato rapinato per strada perché passava una macchina della polizia mentre rincasavo.

Il sistema fiscale si basa su un intricato insieme di tributi.

Secondo la nostra costituzione ogni tributo deve essere imposto per legge (art. 23) ed i cittadini debbono contribuire secondo le proprie possibilità (art. 53).

I tributi sono suddivisi secondo diversi criteri.

I principali sono:

  1. Ragione del tributo.
  2. Oggetto di imponibile.
  3. Soggetto colpito.
  4. Modalità di calcolo.
  5. Competenza del tributo.
  6. Il tributo può essere motivato dall’ottenimento di una specifica prestazione ed allora si ha una tassa (ad esempio tassa scolastica) oppure è volto al finanziamento del sistema e si tratta di imposta (ad esempio imposta sul reddito).

La distinzione tra tassa ed imposta talvolta è incerta ma, in ogni caso, i tributi sono principalmente costituiti da imposte.

  1. L’imposta può riguardare l’esistenza di un soggetto fisico o giuridico (imposta diretta) oppure un evento, tipicamente una transazione oppure una attività economica (imposta indiretta).

Soprattutto l’imposta può riguardare il reddito oppure il patrimonio. Nel primo caso i tributi tipici sono l’IRPEF, imposta progressiva sul reddito delle persone fisiche e l’IRPEG, oggi IRES, imposta sul reddito delle società.

  1. Le imposte dirette sono tipicamente personali, ad esempio l’IRPEF, quelle indirette reali, ad esempio l’IVA.
  2. L’imposta è normalmente calcolata su base percentuale rispetto ad un valore definito imponibile. Non mancano però casi in cui l’imposta è fissata in misura definita e non dipendente da alcun imponibile. L’imposta sul reddito presenta una caratteristica consistente nella progressività per cui essa cresce all’aumentare dell’imponibile in misura più che proporzionale.

Il meccanismo di crescita può essere di tipo lineare, sistema tedesco, oppure operante per scaglioni come avviene in Italia.

La progressività dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) si giustifica con la considerazione che i redditi più bassi sono assorbiti in misura superiore da consumi necessari.  La stessa imposta presenta il caso di aliquota fissa adottabile attualmente in Italia dai lavoratori autonomi fino a 65.000 € di reddito.

  1. I principali tributi oggi esistenti vedono lo stato centrale come beneficiario ma esistono alcuni tributi che sono di competenza degli enti locali. Ad esempio IMU (Imposta municipale propria) e TARI (Tassa sui rifiuti) sono comunali mentre la tassa sugli autoveicoli, il notissimo bollo, finisce alla regione di competenza.

Un caso particolare è rappresentato dalla notissima e contestatissima IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive) che, come dice il nome, è di competenza regionale ma viene gestita dallo stato.

La versione originale di questa imposta prevedeva un imponibile calcolato senza tener conto del costo del lavoro e degli interessi passivi. Il ministro Visco ne fu l’ispiratore e si attirò le critiche di mezzo paese ma il suo intento era quello di scoraggiare il finanziamento a debito e di favorire investimenti in tecnologia.

Nel nostro paese l’ultima grande riforma fu quella del 1972.

Essa modificò integralmente buona parte del sistema fiscale soprattutto istituendo una nuova imposta sul reddito sulle persone fisiche e sulle società e soprattutto istituendo su specifica richiesta dell’Unione Europea una nuova imposta indiretta, l’IVA, imposta sul valore aggiunto. Quest’ultima presenta una innovativa modalità di calcolo che prevede la ripartizione del carico fiscale tra tutti i titolari operanti entro la catena di un singolo passaggio.

Ciascun operatore   è creditore per la percentuale calcolata sull’importo acquistato ma debitore per la percentuale calcolata sull’importo ceduto.

La somma dei vari tronconi di imposta costituisce il suo ammontare complessivo.

Con la riforma scomparvero l’imposta di Ricchezza Mobile e la Complementare (imposta sul reddito) e l’IGE (imposta sulle transazioni).

Particolarmente significativa fu la sostituzione dell’IGE con l’IVA per l’innovativo meccanismo di applicazione e per le conseguenze sul sistema economico.

L’IGE infatti colpiva, sia pure con la sua bassa aliquota, ogni passaggio mentre la misura dell’IVA è indipendente rispetto al numero di transazioni effettuate lungo la stessa catena produttiva.

Ciò significa che con il vecchio regime fiscale esisteva una marcata convenienza a realizzare concentrazioni produttive verticali mentre in regime IVA, se utile, risulta non penalizzante una struttura produttiva basata su più soggetti distinti e tipicamente più specializzati.

Circa gli effetti di carattere generale prodotti dal sistema fiscale è utile ricordare anche l’imposta di successione il cui fine, oltre a quello di prelevare gettito, può consistere nel produrre redistribuzione della ricchezza.

L’apparato statale che gestisce gli aspetti operativi della fiscalità è costituito dalla Agenzie delle entrate che opera all’interno del MES (Ministero dell’economia e delle finanze) ed è fiancheggiato per gli aspetti repressivi dalla guardia di Finanza.